Prima guerra - quattordicidiciotto
Villa Cà Erizzo Luca
via Cà Erizzo, 35
Bassano del Grappa
Veneto
Nell'ambito della 35° edizione dell'Opera Estate Festival, va in scena lo spettacolo "Prima Guerra - quattordicidiciotto" che racconta, tra parole e musica, la storia sconosciuta dei trentini e dei giuliani, gli abitanti di lingua italiana dell'Impero austro-ungarico che, allo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914 combatterono onestamente dalla parte degli austriaci. Furono 65.000 gli arruolati di lingua italiana con l'Imperatore d'Austria e solo 1.700 irredenti che passarono a combattere con l'Italia. Nessuno ci hai mai raccontato però che gli austriaci di lingua tedesca, appena l'Italia entrò in guerra, deportarono, nel giro di 24 ore, i loro stessi connazionali di lingua italiana - 130.000 donne, vecchi e bambini - e li ammassarono nei primi campi di concentramento della storia contemporanea, le cosiddette "Città baracche", lasciandoli a deperire in condizioni penose per tre anni, fino alla fine del conflitto. E infine, tornati dai campi di concentramento, donnem vecchi e bambini sopravvissuti, scoprirono di essere diventati italiani di lingua e di fatto e scoprirono che nessuno sapeva dirgli che fine avessero fatto i loro cari mandati al fronte dagli austriaci, la cui macchina burocratica, intanto, era andata distrutta sotto i colpi della sconfitta. E allora, donne e anziani si rimboccarono le maniche e ripartirono ancora, destinazione Monte Carpazi sull'ex fronte russo, a cercare tra le rocce un bracciale, un anello, un foglio di carta, una medaglietta che gli permettesse di riconoscere un fratello, un marito, un figlio....
uno spettacolo di Mario Perrotta
con Mario Perrotta e Paola Roscioli
musiche eseguite dal vivo da Mario Arcari (oboe, clarinetto, batteria) e Enrico Mantovani (chitarre)
organizzazione, Silvia Ferrari Foto di scena, Luigi Burroni
con i contributi di:
Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto
Fondazione Museo Storico del Trentino
Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano
Una produzione Permàr / La Piccionaia
Appunti sullo spettacolo
Con questo spettacolo ho voluto indagare un pezzo di storia misconosciuto, anzi, volutamente cancellato perché, come sempre, la storia la scrivono i vincitori. E fu così anche nel 1918: si insabbiò la vicenda dei trentini e dei giuliani che combatterono onestamente come soldati austriaci di lingua italiana, per rendere trionfale la questione irredentista e la conquista di Trento e Trieste. Ma i numeri parlano chiaro: 65.000 arruolati di lingua italiana con l’Imperatore d’Austria e solo 1.700 irredenti che passarono a combattere con l’Italia. Ma non è finita: perché nessuno ci ha mai raccontato che gli austriaci di lingua tedesca, appena l’Italia entrò in guerra, deportarono, nel giro di 24 ore, i loro stessi connazionali di lingua italiana – 130.000 donne, vecchi e bambini – e li ammassarono nei primi campi di concentramento della storia contemporanea, le cosiddette “Città baracche”, lasciandoli a deperire in condizioni penose per 3 anni, fino alla fine del conflitto. E infine: tornati dai campi di concentramento, donne vecchi e bambini sopravvissuti, scoprirono di essere diventati italiani di lingua e di fatto e scoprirono che nessuno sapeva dirgli che fine avessero fatto i loro cari mandati al fronte dagli austriaci, austriaci la cui macchina burocratica, intanto, era andata distrutta sotto i colpi della sconfitta.E allora, donne e anziani si rimboccarono le maniche e ripartirono ancora, destinazione Monti Carpazi sull’ex fronte russo, a cercare tra le rocce un bracciale, un anello, un foglio di carta, una medaglietta, che gli permettesse di riconoscere un fratello, un marito, un figlio. Alla storia nascosta di questi uomini dedico questo spettacolo e l’impegno mio e dei miei compagni di viaggio che hanno affrontato con passione questa messa in scena tra parole e musica.
Mario Perrotta